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Ceccano e la diffusione de l'Unità

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CECCANO E LA DIFFUSIONE DE L’UNITÀ


Il 12 febbraio del 1924 usciva il primo numero del giornale "l’Unità- Quotidiano degli operai e dei contadini" voluto da Antonio Gramsci e che ebbe come primo direttore Ottavio Pastore. La prima tiratura fu di 20.000 copie, successivamente raggiunse le  34.000, durante le settimane successive al delitto Matteotti.
A cento anni da quella data, ho letto vari articoli che ricordavano l’avvenimento. Fra questi ho apprezzato quello di Guido Liguori scritto per " il Manifesto" ma ho anche appreso che a tale riguardo sono stati pubblicati due libri: " Casa per casa. L’Unità una storia centenaria " scritto da Franca Chiaromonte e Graziella Falconi; " L’Unità. Una storia tante storie" di Roberto Roscani.
Ovviamente tali scritti contestualizzano il periodo ma in particolar modo vengono evidenziati i momenti alti della grande vicenda: i successi della dittatura e la corrosiva polemica fra socialisti e comunisti e conseguenti componenti interne.
De l’Unità ritengo anche importante  raccontare quanto accadeva in una organizzazione di partito, di periferia,come quella di Ceccano, di cui sono stato segretario di sezione dal 1971 al 1973 e segretario del comitato cittadino dal 1973 al 1976 e quali siano state le felici ripercussioni del rapporto fra cittadini e giornale e che sinteticamente voglio riportare.
La vendita giornaliera del giornale è stata sempre limitata ma diventava eccezionale nei momenti di Diffusione straordinaria indicati dal centro del partito  per la mobilitazioni di tanti compagni che s’impegnavano a portare il giornale casa per casa.
Ricordo ancora che all’indomani della costituzione della cellula Colle Leo, gennaio 1971, i compagni del direttivo s’impegnarono a diffondere nella contrada 30 copie tutte le domeniche. Debbo precisare, inoltre, che tale impegno venne mantenuto per una decina d’anni. E’ proprio a Colle Leo che si riavviano le Feste del l’Unità interrotte dal 1958. Successivamente, sempre   a Ceccano a volte  se ne facevano tre.
Durante gli anni 70 e nei primi del 1980 dai registri conservati risultano che nel territorio cittadino annualmente venivano diffuse 4.000 copie con un " utile" di 50.000 lire che permetteva di pagare tre mensilità del fitto del locale della sezione.
Durante gli anni 1975 e 1976 si raggiunsero risultati importantissimi sia dal punto di vista finanziario che di mobilitazione di persone. Ceccano infatti versava, sempre per la sottoscrizione, alla federazione 600.000 lire. Spesso fu la somma più alta versata fra tutte le sezioni della provincia e per questo per due volte ci vennero assegnati due Viaggi Premio a Mosca. Per l’occasione vennero indicati Betto Tomassi e Luciano Natalizi.
Per allestire il "villaggio" durante la festa erano necessarie più di 60 persone che spesso rinunciavano alle ferie. In quei giorni ed in quelli precedenti si relazionavano creatività e disciplina. A volte infatti s’improvvisava ma senza mettere in discussione l’impianto organizzativo. Negli ultimi anni, in particolar modo fuori Ceccano, purtroppo  ho visto " la privatizzazione" della festa; prima era tutto realizzato con le braccia dei militanti. Erano gli stessi che montavano e smontavano il palco, predisponevano il lavoro della cucina, controllavano l’amplificazione, trasportavano il materiale necessario.
La diffusione rappresentava un momento importante della formazione del militante. Superate le timidezze iniziali, lo stesso conosceva innanzi tutto il territorio, poi le persone, simpatizzanti, lettori, avversari. Raccoglieva notizie che poi scambiava in sezione con altri. Conoscere significava sapere per confrontarsi,essere pronto ad intervenire, orientare, riportare la " linea ". La diffusione contribuiva a far diventare il partito " la giraffa" di togliattiana memoria: con una proposta superiore a quella  degli altri perché raccoglieva i bisogni, le speranze ma conosceva anche gli argomenti utilizzati dagli avversari. Lavorando in tale direzione e con la partecipazione alle discussioni in sezione si preparavano i futuri dirigenti ed i futuri amministratori della città.
Peccato che si sia rinunciato a tale patrimonio di lavoro, così come si è rinunciato ad un sistema di valori (uguaglianza) e di programma ( conflitto sociale ) ritenuti vecchi, appartenenti all’altro secolo per sperimentare il nulla e conseguentemente vedere arrivare a comandare in ogni località prepotenti ed incapaci.  
Angelino Loffredi
Ceccano, 16 Febbraio 2024


 
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